Giallo per bambini
Re Autunno se ne stava seduto comodo sulla sua poltrona fatta di pampini di vite intrecciati e di corteccia. Ogni tanto staccava un chicco d’uva che pendeva e lo mangiava. Poi mangiava una castagna arrostita leccandosi i baffi.
Era quasi giunto il momento di prendere la sua bacchetta per spargere la magia dell’autunno sulla Terra, quindi doveva rifocillarsi per bene. Era un compito impegnativo.
Doveva raffreddare un po’ l’aria, cambiare colore alle foglie, poi chiamare il Duca di Vento Freddo per soffiare e farle cadere, una volta secche. Doveva far maturare l’uva, i cachi, le castagne e, infine, doveva spargere un po’ di polverina del sonno per far addormentare gli animali del bosco.
Era giunto il momento di mettersi al lavoro!
Ad un tratto sentì bussare alla porta del salone del suo palazzo: Toc toc toc.
« Chi è? »
Era il suo aiutante Duca di Vento Freddo.
« Posso entrare? »
« Entra, amico Vento, entra pure! »
« Sire, ci sarebbe un problemino… »
« Quale problemino? Dimmi. »
Il Duca di Vento Freddo saltellava da una gamba all’altra, si strofinava le mani e non si decideva a parlare.
Aveva un motivo ben preciso per essere così nervoso. Re Autunno aveva tanti pregi, ma anche un difetto conosciuto da tutti: era molto, ma molto, irascibile. Sembrava calmo e placido, sorrideva a tutti, mangiava uva e castagne, beveva vino, ma poi bastava un nonnulla per farlo imbizzarrire.
E come urlava! Aveva un vocione che si sentiva sino al confine del suo regno. Poi, veloce come era arrivata, l’ira se ne andava e il sovrano dimenticava persino il motivo che lo aveva fatto infuriare.
Ma quando era arrabbiato, beh, meglio stargli distanti!
Purtroppo il Duca, in quel momento, era costretto a dirgli una cosa che, era certo, lo avrebbe fatto infuriare, quindi potete immaginare come fosse contento. Purtroppo non aveva scelta e così parlò.
« Sire… È sparita la tua bacchetta. »
« La mia bacchetta? Sparita? » disse il Ro sollevandosi dalla poltrona.
Il suo viso, a guardarlo bene, stava passando dal rosa al rosso acceso e le sue narici fremevano proprio come quelle di un cavallo.
« La mia bacchetta è sparita? » ripeté il sovrano alzando il tono della voce.
« La mia bacchetta, sparitaaaaaa? » la voce divenne un urlo vero e proprio.
Il Duca di Vento Freddo chinò il capo, strinse le spalle e si fece piccolo, piccolo, mentre il Re Autunno sembrava essere diventato ancora più grande.
Il Re si alzò, lanciando a terra il suo mantello di foglie.
« Chi l’ha presa? »
« Non si sa, sire. Ieri sera ho controllato ed era al suo posto nella torre, ma questa mattina non c’era più. Nessuno può essere entrato, la porta e la finestra erano chiuse a tripla mandata e solamente io ho la chiave. »
« Non c’è più la mia bacchetta. Non c’è più e non si sa chi l’ha presa. »
« Esatto sire. »
« Esatto? Esattooooooo? Esattoooooooooooo? »
La celebre ira del Re si era ormai scatenata e Vento, dentro di sé, pregava che finisse presto.
« Devi scoprirlo! Non tornare più qui fino a quando non l’avrai ritrovata! » gridò l’Autunno e il Vento dovette uscire di corsa dal salone prima che le grida lo facessero diventare sordo.
Doveva ritrovare assolutamente la bacchetta del Re. Ma dove cercarla? Doveva trovare un indizio!
Tornò allora alla torre. Il cuscino rosso dove di solito era appoggiata la bacchetta era vuoto. Vento osservò bene lo spazio lì intorno e in un angolo vide alcuni petali gialli.
Quei petali il giorno prima non c’erano, ne era sicuro. Qualcuno di certo era stato lì! Ma chi? E com’era entrato se tutto era chiuso e se lui era l’unico ad avere le chiavi?
Il Duca chiamò il gufo che dormiva sulla torre del castello.
« Messer gufo, tu che dall’alto vedi ogni cosa, questa notte hai notato qualcosa di strano? Hai visto qualcuno intrufolarsi qui dentro? »
« Caro Duca, purtroppo non ho notato nulla, ormai sono vecchio e la mia vista non è più quella di un tempo. Però, ora che mi ci fai pensare, qualcosa di strano ho avvertito. Un profumo. Sembrava profumo di mare. »
“Profumo di mare… che strana cosa. Qui siamo ai margini di un bosco e il mare è lontano chilometri e chilometri!” pensò il Duca, poi ringraziò il gufo che se andò svolazzando.
Il Duca allora decise di chiamare il giovane ghiro che abitava nell’albero vicino al castello.
« Piccolo amico ghiro, tu che sei giovane e hai la vista acuta, questa notte hai notato qualcosa di strano? Hai visto qualcuno intrufolarsi qui dentro?
« Caro Duca – disse il ghiro – Sai che sono un dormiglione e infatti ieri notte ronfavo alla grande. Però, ora che mi ci fai pensare, qualcosa di strano ho avvertito. Mi sono svegliato un attimo per un rumore. Sembrava il suono delle onde. »
“Il suono delle onde… che strana cosa. Qui siamo ai margini di un bosco e il mare è lontano chilometri e chilometri!” pensò il Duca, poi ringraziò il ghiro che se andò sbadigliando.
Il Duca allora decise di chiamare la volpe che gironzolava sempre intorno al castello.
« Signora Volpe, tu che sei tanto furba e niente ti sfugge, questa notte hai notato qualcosa di strano? Hai visto qualcuno intrufolarsi qui dentro?
« Caro Duca – disse la volpe – Sai che di notte rimango sempre con i miei piccini. Però, ora che mi ci fai pensare, qualcosa di strano ho avvertito. A un certo punto ho sentito un soffio. Un soffio caldo che mi ha accarezzato il pelo. »
« Un soffio caldo… ma certo! Come ho potuto non pensarci prima! Grazie amica Volpe, mi hai aiutato a risolvere l’enigma! » disse il Duca e corse tutto contento dal Re Autunno.
« Sire, ho scoperto chi ha rubato la tua bacchetta! » disse il Duca.
« E chi è stato? »
« Con il tuo permesso, questa sera chiamerò qui i testimoni e svelerò il colpevole! »
« D’accordo, ma non mettere a dura prova la mia pazienza. Questa sera voglio riavere la mia bacchetta! » disse il Re.
« La avrai! »
Il Duca corse via veloce… come il Vento.
La sera arrivò e la sala del trono era piena. Il Duca aveva chiamato tutti i suoi testimoni animali e gli abitanti del palazzo.
« La sparizione della bacchetta è stata un vero mistero per me, all’inizio. Ieri sera c’era e questa mattina era scomparsa. La porta e la finestra della torre erano rimaste chiuse a tripla mandata. Nessuno poteva essere entrato o uscito perché solo io possiedo le chiavi e sono qui al sicuro nella mia tasca, eppure qualcuno doveva averlo fatto! Il primo indizio che ho trovato sono stati dei petali gialli sparsi a terra. »
« Bell’indizio. – disse il Re – Cosa diamine c’entrano dei petali gialli con la mia bacchetta? »
« Di per sé nulla, ma se avrai pazienza, sire, capirai presto che in realtà hanno un significato ben preciso. »
« La mia pazienza sta per finire! Ma procedi dunque. » disse Autunno, agitandosi sulla poltrona.
« Il primo testimone che ho interrogato è stato il gufo, che ha sentito uno strano profumo: quello del mare. »
« Il mare? Qui, vicino al bosco? » disse il Re.
« Sire, è quello che ho pensato anche io. Davvero strano. E ancor più strano è stato sentire che il ghiro è stato svegliato dal suono delle onde. »
Il ghiro annuì, confermando le parole del Duca.
« Le onde qui? Ma che stranezza! » disse il Re.
« Non è così strano se aggiungiamo il fatto che la volpe, mentre accudiva i suoi piccoli, ha sentito sulla sua pelliccia la carezza di un soffio caldo. » disse il Duca, molto soddisfatto.
« Duca di Vento Freddo, vuoi per caso farmi arrabbiare? Petali gialli, il profumo e il suono del mare, un soffio caldo. Ma che indizi sono mai questi? Chi ha rubato, dunque la mia bacchetta? » gridò il Re.
« Ecco qui il ladro, sire! »
La porta del salone si spalancò ed entrò il fratello del Duca: il Conto di Vento Caldo!
« Perdindirindina! Ma questo è tuo fratello! » esclamò il Re.
« Proprio così. È proprio mio fratello, il Conte di Vento Caldo! Si è intrufolato nella torre entrando dagli spifferi della finestra e ha rubato la tua bacchetta. Ma tutti sappiamo che Vento Caldo porta con sé il profumo e il suono del mare, nonché petali di girasole! Ecco dove mi hanno portato gli indizi. »
« È incredibile Duca, hai risolto il mistero! – disse Autunno battendo le mani felice come un bambino – Ma dov’è la mia bacchetta? »
« Sta arrivando… » disse il Duca.
La porta della sala si spalancò di nuovo ed entrò, con passo solenne, la Regina Estate, con la bacchetta del Re.
« Ecco la tua bacchetta, sire! » disse il Duca.
« Regina Estate… sei stata quindi tu a ideare il furto e a dare l’ordine al tuo assistente Vento Caldo di rubare la bacchetta? » chiese Re Autunno, sbalordito.
La bellissima regina arrossì e abbassò il capo.
« Ah, come potrò punirti per questa terribile azione? » gridò il Re.
« Re Autunno, ti chiedo perdono, lasciami spiegare. Non è stato proprio un furto. Diciamo che ho preso la tua bacchetta solamente in prestito. Te l’avrei restituita fra qualche giorno! »
« Ah, questo lo dici tu. Come posso crederti? »
« Lo sai anche tu che quest’anno la Principessa Primavera è stata particolarmente dispettosa e se l’è presa comoda. Ha continuato a spargere fiori ovunque e a mandare pioggerelle fino a luglio. Volevo godermi solo qualche giorno in più, prima di andare a dormire per un altro anno intero! » disse la regina Estate.
Sembrava sincera e dispiaciuta.
Autunno ci pensò su. In effetti la Primavera quell’anno era stata davvero dispettosa. Persino il Principe Inverno se n’era lamentato, perché era arrivata prima del tempo e non voleva più andarsene.
La regina Estate aveva avuto poco tempo per far maturare i suoi frutti e per deliziare tutti gli abitanti della Terra con le sue calde giornate.
« Regina Estate, so che dici la verità e per questo non ti punirò, anzi ti farò un dono: ogni anno, a novembre, portai tornare per qualche giorno sulla Terra con il tuo assistente Vento Caldo. Ma ora rivoglio la mia bacchetta! »
La regina restituì la bacchetta al Re Autunno e lo abbracciò per il dono che le aveva generosamente concesso.
Autunno riprese in mano la sua bacchetta, contento.
« Domani l’Autunno scenderà sulla Terra, farò di nuovo le mie magie. Ma questa sera festeggiamo, perché non capita tutti i giorni che Re Autunno e la Regina Estate si incontrino nello stesso luogo. Come non capita spesso che il Duca di Vento Freddo e il Conte di Vento Caldo si rivedano senza far scoppiare litigate e grandinate! »
I due fratelli si abbracciarono, tutti risero e la festa ebbe inizio.