Davide Di Lodovico, “La fuga” – Recensione e intervista

“La fuga” – Un thriller a ritmo di rock

Ho scoperto la collana della Black List di Lisciani Libri e l’ho trovata molto interessante, perché propone gialli e thriller per ragazzi – young adults -, corredati da bellissime immagini in stile fumetto, realizzate da Cristiano Catalini.

Ho iniziato dal libro La fuga, di Davide Di Lodovico. Mi aveva colpito molto la copertina, con una giovane rockstar dalla mano insanguinata, molto simile a Kurt Cobain dei Nirvana. Come vedrete dall’intervista (che trovate sotto), non mi ero sbagliata nel vedere questa somiglianza.

La storia è ambientata negli anni 90 e gira attorno al mondo della musica. Il romanzo è pieno di musica: i protagonisti, Patty e Maurice, si sono conosciuti a un concerto degli U2 e la loro canzone With or without you ritorna spesso nel corso del racconto; la vicenda si intreccia attorno a Martin Shine, il leader del gruppo del momento, i Bomday e si snoda principalmente a New York, tra club fumosi pieni di Jazz e palchi di concerti rock.

“Cera in tutti come una voglia incontenibile che Lady Rock (così dicevano lui e Stefan) rotolasse giù dalle casse a nuotare nel fango delle loro emozioni pulite, per avvolgersi e contorcersi con loro sotto le luci di quel palco anonimo, ma così denso di vita e di gente, poeti del tempo e dell’”ognitanto”, viaggiatori o funamboli, come in una favola, rinchiusi in una bolla di ritmo immersa nella città”.

L’altra cosa che colpisce immediatamente di questo libro è che tutti i personaggi principali sono in fuga, chi da se stesso, chi da un amore finito (o forse no), chi dal proprio passato, chi per proteggersi la vita.

“Fuggire di nuovo il più lontano possibile. Ma lontano da dove? E soprattutto lontano da chi?”

Eppure i loro destini finiscono per intrecciarsi indissolubilmente ancora e ancora e i nodi che si erano formati, allontanandoli, pian piano si sciolgono, rivelando a ciascuno la propria verità.

“Erano di nuovo liberi. Forse felici. A mezzanotte avrebbero incontrato Stefan, e solo allora avrebbero potuto dare una risposta a tutte le domande che come ombre si agitavano nei loro pensieri”.

La fuga è una bella storia, che cattura, con continui colpi di scena. È una storia che parla di amore, di amicizia, di lealtà, pur portando avanti una trama gialla che regge fino al termine del libro, cosa non scontata.

Credo che i ragazzi si possano identificare nelle vite dei tre amici, Maurice, Patty e Stefan, con i loro “casini”, gli errori, le mille domande e le incertezze, con il loro desiderio di dare un senso alle cose e alla vita.

Lo consiglio.

Intervista all’autore – Davide Di Lodovico

• Ciao Davide, ti va di presentarti un po’ e raccontarci qualcosa in più su di te?

Ho 51 anni, amo leggere e scrivere, la musica, i film, i Dogue de Bordeaux, lo sci e le moto. Da circa 30 anni lavoro nel mondo editoriale, sia come autore che come editor. Mi occupo anche di editoria scolastica per la Lisciani Scuola e, sempre per Lisciani Libri, coordino un po’ tutta la parte editoriale.

• Come ti è venuta in mente l’idea per “La fuga”? C’è qualcosa di autobiografico?

È una storia molto particolare quella di questa romanzo. In pochi sanno che lo avevo scritto tra il 1997 e il 1998. Erano anni in cui anch’io ero molto attivo in campo musicale, scrivevo canzoni e avevo una band. Ero inoltre un grande fan dei Nirvana (storica band di Seattle) e fui molto colpito quando nel 1994 il loro leader Kurt Cobain morì. Questi due “fatti” hanno fatto scattare qualcosa in me che mi ha portato a raccontare ne “La Fuga” una storia che si nutre di quelle suggestioni. Il romanzo è rimasto nel cassetto del mio Editore, per tanti anni, e ora è bellissimo che abbia raggiunto gli scaffali delle librerie. Una cosa molto particolare, infatti, è che nella storia non ci sono riferimenti alle tecnologie che si sono diffuse dopo, come telefoni cellulari, computer ed email. Quando scrissi il romanzo non esisteva nulla di tutto questo. Eppure anche i lettori più tecnologici quasi non si accorgono di questa cosa.

• Nel romanzo c’è tanta musica, rock, jazz. E tu sei anche un produttore discografico. Com’è il tuo rapporto con la musica?

È sempre stato bellissimo e tale continua a essere. Ho perso mio padre molto presto, non avevo ancora 7 anni. Dopo questo tragico evento ho trascorso un lunghissimo periodo senza parlare. La scrittura e la musica sono stati i due media con cui ho ripreso contatto col mondo e attraverso i quali ho ripreso a interagire con le persone. Ho suonato il pianoforte fin da bambino, anche se ora la mia produzione musicale riguarda soprattutto la musica elettronica. Anche questa è una storia curiosa che dice molto di quanto conti la musica per me: c’è stato un periodo della mia vita tra il 2000 e il 2010 in cui viaggiavo molto in Asia per motivi professionali e non potevo più sostenere l’impegno con una band. Negli interminabili viaggi tra Roma e Hong Kong che ripetevo anche 2 volte al mese, pur di non abbandonare la musica mi sono messo a studiare i software di produzione elettronica; così ho trasformato la natura della mia attività musicale che continua tutt’ora con vari pseudonimi, il principale è Daviddance, 

• I protagonisti del romanzo sono dei ragazzi, alle prese con un mistero, ma anche con i loro turbamenti, con le tante domande esistenziali. Tu cosa diresti a te stesso se potessi tornare indietro nel tempo e parlare con il Davide adolescente?

Il turbamento adolescenziale è ciò che ci rende profondi, che ci consente di conoscerci e di conoscere davvero i sentimenti. Come ogni tipo di conoscenza costa sacrificio, ma è un sacrificio da cui si esce sì stremati, ma anche più veri, più maturi. Per cui no, non direi nulla di particolare, mi accompagnerei in silenzio.

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