Lettere da Babbo Natale – J.R.R. Tolkien

Un classico non classico, sicuramente un capolavoro

Ho appena finito “Lettere da Babbo Natale” di J.R.R. Tolkien e ve ne devo assolutamente parlare. Credo che sia uno dei libri più sorprendenti che io abbia letto negli ultimi tempi.

Non lo conoscevo, ci sono incappata per caso, e mi domando e chiedo come sia possibile che non venga annoverato tra i classici natalizi!

Il libro è composto da tutte le lettere che Tolkien ha realmente scritto ai suoi figli dal 1920 al 1942, fingendosi Babbo Natale. Le lettere sono inoltre affiancate dai suoi disegni, davvero bellissimi.

Tolkien parte con una letterina semplice inviata al figlio John, a cui allega un suo autoritratto come Babbo Natale.

Poi accade quello che uno si aspetta dai grandi autori: Tolkien ci prende gusto, la narrazione acquisisce respiro e vigore, così vediamo sbucare altri splendidi personaggi, primo fra tutti Orso Bianco, il suo fedele aiutante combinaguai, con cui Babbo Natale è in perenne battibecco.

Ogni lettera contiene il resoconto di quel che è accaduto al Polo Nord durante l’anno e c’è di che divertirsi, tra esplosioni di fuochi di artificio, la luna che si rompe, renne che scappano sparpagliando i regali ovunque, traslochi, invasioni di goblin…

Troviamo lettere in cui Orso Bianco commenta, con la sua grafia sgraziata piena di errori grammaticali, le narrazioni di Babbo Natale, aggiungendo il suo punto di vista e spassosi commenti.

Orso Bianco scrive anche letterine tutte sue, insegnando ai bambini addirittura l’alfabeto goblin. A lui si unisce poi l’elfo Ilbereth, assunto come segretario, che con grande efficienza sostituisce Babbo Natale nei resoconti quando questi è troppo occupato nella spedizione dei regali.

Insomma, da una trovata, seppur brillante, per rendere speciale il Natale dei suoi ragazzi, Tolkien arriva a creare un intero mondo immaginario, vivido e animato, in cui, di tanto in tanto fa capolino il mondo reale.

Vediamo alla fine di “Lettere da Babbo Natale” affacciarsi l’ombra della Seconda Guerra Mondiale e dalle parole di Babbo Natale/Tolkien capiamo quanto la situazione di anno in anno peggiori in Inghilterra e in tutta l’Europa.

Nelle ultime lettere, Tolkien scrive alla figlia più piccola, Priscilla. S’intuisce che parlandole delle proprie difficoltà, delle scorte di regali che si fanno ogni giorno più esigue, egli cerca di rendere comprensibile e accettabile per la bambina la situazione di privazioni che la loro famiglia, come milioni di altre famiglie durante la guerra, stava sicuramente vivendo.

Un grande libro che, come dicevo all’inizio, meriterebbe di essere inserito tra i classici natalizi e che quindi invito senza meno a riscoprire, anche come lettura sotto l’albero.

L’idea da cui nasce è geniale e potrebbe dare spunto a qualche genitore per un regalo davvero speciale che i propri figli custodirebbero nel tempo come un tesoro della memoria, proprio come hanno fatto i figli di Tolkien.

Devo fare un elogio particolare all’edizione Bompiani, davvero bella, che riporta le immagini delle lettere e dei disegni originali.

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