Rodolfo, il drago fifone (Cap. 2)

Un’ombra grande e scura coprì il sole e sul bosco sembrò calare la notte.

“Cosa succede ancora?” chiese Pat.

Rodolfo sapeva cosa stava succedendo, conosceva bene quell’immensa ombra scura: era mamma Dora!

“Rodolfo, tesoro, ti ho visto volare, finalmente! Ho visto come hai messo in fuga quell’orso, bravo, ora sì che riconosco mio figlio!” disse Dora, tutta contenta “Che grande drago sei diventato!”

Rodolfo si sentì felicissimo, la mamma non gli aveva mai fatto tutti quei complimenti!

“Ehi, ma tu chi sei? Un drago femmina?” chiese allora Pat, sbucando dall’abbraccio dell’amico.

Dora pensò di avere le traveggole. Scese a terra, si stropicciò gli occhi e guardò meglio. Chi era quel nanerottolo con la testa rossa che se ne stava beato tra le braccia di suo figlio? Sembrava un bambino…

“Rodolfo, scusa, ho interrotto il tuo pasto, sgranocchia pure quel bambino, parleremo dopo!” disse.

“No mamma, non voglio sgranocchiarlo, lui è il mio amico Pat!” disse Rodolfo.

“Amico? Un bambino? Non scherzare tesoro! Ricordi quello che ti ho sempre detto? Gli umani sono nostri nemici! Su, mangialo e torniamo alla tana, così ti racconto dell’ultimo castello che ho bruciato!”

“No mamma, non lo mangio, è mio amico!” disse Rodolfo con forza.

“Come osi disubbidirmi? Sono la tua mamma, devi ascoltarmi!” gridò Dora e i suoi occhi gialli mandavano lampi, mentre il fumo cominciava a uscirle dalle narici.

Rodolfo aveva sempre avuto paura della mamma, soprattutto quando si arrabbiava. Fino a qualche giorno prima non avrebbe mai osato andare contro ciò che gli diceva, ma ora era diverso. Rodolfo pensava che la mamma si sbagliava, perché lui e Pat, anche se erano un drago e un bambino, erano amici davvero e Pat gli aveva dato il coraggio che gli mancava. Lo avrebbe difeso sempre, a qualunque costo!

“Mamma non mangerò Pat mai e poi mai!” disse Rodolfo, sicuro di sé come mai era stato.

“Va bene tesoro, allora lo mangerò io, ho proprio bisogno di uno spuntino!” disse la mamma e spalancò la bocca dagli immensi denti affilati.

Rodolfo allora si mise tra la mamma e il suo amico: “Non ci provare, mamma!”

“Rudi, la tua mamma è più grande di te, dobbiamo scappare!” sussurrò Pat, alle spalle del drago.

“Scappare? Mai!” disse Rodolfo, ancora eccitato per la vittoria sull’orso.

“Rudi… coraggioso non significa stupido, eh?! Te lo hanno mai detto? Quella ci fa arrosto tutti e due!” disse Pat preoccupato.

Mamma Dora, nel frattempo, aveva gonfiato le guance tanto che sembravano mongolfiere ed era pronta a sputare la più grande fiammata di tutti i tempi.

“Scappiamooooo!” gridò Pat e Rudi lo seguì, proprio mentre Dora lanciava una fiammata lunghissima.

Pat e Rudi riuscirono a evitare la fiamma spostandosi su un lato.

“Corri Rudi, corri, Tua madre ci riprova!” gridò ancora Pat, mentre Dora ricominciava a gonfiare le guance.

“Prima o poi ci beccherà – disse Rudi correndo a perdifiato – ci serve qualcosa per difenderci!”

A quelle parole, a Pat venne un’idea.

“Rudi, che cosa può spegnere il fuoco?” chiese all’amico.

“L’acqua!” rispose Rudi.

“O ancora meglio… il ghiaccio!” disse Pat.

“E dove lo troviamo il ghiaccio ora?” chiese Rudi, guardando la mamma che li seguiva facendo enormi balzi con le sue zampone.

“Lo so io! – disse Pat – Ma tu devi distrarre tua madre!”

“Distrarre mia madre? Ma… ma… ma… l’hai vista?” disse Rodolfo, indicando il drago rosa che li seguiva, infuriata. Era così spaventato che aveva ripreso a balbettare.

“Forza Rudi, puoi farcela. Tienila occupata per un po’, che io torno con i soccorsi!” disse Pat e poi sgattaiolò via, passando sotto i cespugli, piccolo com’era.

Rodolfo, allora, si rese conto che era di nuovo solo, ad affrontare la cosa che lo spaventava di più al mondo: sua madre!

Doveva inventarsi qualcosa… ma cosa?

“Pensa Rodolfo, pensa” disse tra sé e sé.

“Tanto prima o poi ti acciuffo e mi mangio il tuo amico, lo sai!” disse la mamma.

Rodolfo allora si fermò e si voltò verso di lei. Doveva affrontarla.

“Va bene, mamma. Hai ragione, draghi e umani non possono essere amici. Mangiamo insieme il piccolo Pat!” disse.

Mamma Dora lo abbracciò, con delle lacrimucce di commozione agli occhi: “Oh figlio mio, finalmente stai diventando un drago come si deve! Ma… dov’è il piccoletto?”

“Ops, dev’essere scappato mentre mi abbracciavi!” disse Rodolfo.

“Scappato! Nessuno riesce a sfuggirmi, io sono la terribile Dora!” gridò la mamma e si alzò in volo, per guarda dall’alto.

“Non si vede da nessuna parte!” gridò, arrabbiata come non mai.

“Mamma, forse non vedi più bene come un tempo, anche tu inizi ad avere i tuoi annetti. Magari hai bisogno degli occhiali.” Le disse Rudi, sogghignando.

“Ridi di me e dici che sono vecchia? Come osi! Non sei più il draghetto rispettoso di un tempo. Ora vengo giù e te le suono!” disse Dora.

Rodolfo non sapeva più come fare, la mamma era proprio furiosa, difficilmente si sarebbe calmata.

Ma ecco arrivare Pat, a bordo di una strana carrozza guidata da un omino vestito di rosso.

“Pat, che cosa ci fai sopra a quella carrozza?” chiese Rudi.

“Non è una carrozza, è un camion dei pompieri!” disse Pat, con aria di chi la sapeva lunga.

“E che cos’è un camion dei pompieri?” chiese Rudi.

“È una macchina che spara acqua! La usano gli uomini per spegnere i fuochi!” disse Pat.

“Fantastico! Mi sa che dovrai usarla presto.” Disse Rudi, indicando mamma Dora che stava scendendo verso di loro, gonfiando le guance.

Allora Pat prese in mano la pompa e, quando il drago spalancò le fauci per sputare fuoco, fece segno all’omino di aprirla.

“Stai a vedere con cosa l’ho riempita, Rudi!” gridò Pat e una cascata di gelato riempì la bocca di mamma Dora, spegnendo il fuoco. Invece di una fiammata, il drago fece solo una linguaccia, rimanendo piuttosto perplessa.

“Ce l’abbiamo fatta, ce l’abbiamo fatta!” gridarono i due amici saltellando “Anche questa volta insieme siamo riusciti a salvarci!”

“Mamma, stai bene?” chiese Rodolfo a Dora. Anche se a volte era terribile, era sempre la sua mamma.

“Sto bene, sto bene. Sai che non è male questo gelato?” rispose la mamma leccandosi i baffi.

“Non sarebbe meglio mangiare gelato, invece di bruciare castelli e divorare tutto quello che ti capita a tiro?” le chiese il figlio.

“Mmm… forse!” disse Dora, continuando a leccarsi i baffi con aria indifferente.

“Piccoletto, se mi porti una scorta gigante di gelato, posso anche evitare di mangiarti, tanto sei tutto pelle e ossa” disse poi Dora, rivolta a Pat.

“Mio padre fa il gelataio, – disse Pat – quindi signora Dora avrà sempre tutto il gelato che vuole!”

“Siamo d’accordo allora!” disse Dora e volò via, soddisfatta,

Rudi e Pat si abbracciarono e capirono che nessuno, nemmeno un immenso drago rosa sputa-fuoco, poteva spezzare la loro amicizia.

Con il contributo di Romina Leoni, Francesca Manoni, Anna Renda, Elisabetta Ubertini

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